Con
alle porte il seminario d'improvvisazione, ho trovato difficoltà a
spiegare di cosa si tratta. Normalmente lo si fa raccontando che è
una esperienza unica, di quelle che ti rimangono imprese. Che è una
esperienza ludica, per sviluppare la creatività e gli strumenti
tecnici per improvvisare nella danza del tango. Si suggerisci di
chiedere a chi lo ha già fatto. E poi per essere un po più formali
si spiega che è un
lavoro creato e sviluppato dai nostri maestri Rodolfo e Gloria
Dinzel. Una giornata intensa di lavoro pratico e teorico,
di carattere sperimentale che ha come obiettivo trasmettere ai
partecipanti, quello che nel loro lavoro teorico chiamano “Stato
d’improvvisazione pura”,
nei quali si trovavano i primi ballerini di tango della storia,
quando non esistevano ancora le strutture codificate delle figure.
E
considerando che il libro “El
Tango, una danza: La improvisación”
di
Gloria e Rodolfo Dinzel, (2011-Edizione Corregidor acquistabile in
spagnolo nel sito: www.corregidor.com)
dove appunto si parla di questo argomento, non si trova tradotto
ancora al italiano, ho pensato di cercare di spiegare in questo
articolo cosa è la improvvisazione pura. In specifico riassumendo il
capitolo che parla dei livelli di esecuzione. Non ho preteso di fare
una traduzione letterale del capitolo, ma ne meno sto esprimendo
pensieri miei, anche se condivido.
Nel
loro libro “los Dinzel” ci raccontano che l'unica verità nel
tango è la improvvisazione e distinguono in essa tre livelli di
esecuzione. Evidenziandogli non intendono esprimere un giudizio
estetico, ma ben sì analizzare i diversi stati emotivi e mentali
nell'uno e nell'altro. L'argomento non è semplice per cui iniziamo
visualizzandoli in una tabella.
TRADIZIONALE | INCATENATO | IMPROVISATO |
Figure | Moduli | Movimenti |
Molti movimenti | Pochi movimenti | 1 movimento |
Riconoscibili e riproducibili | Riconoscibili ma non riproducibili | Ne riconoscibili ne riproducibile |
Nel passato | Nel passato | Nel presente |
Intelletto | Intelletto e sensazione | Sensazione |
IMPROVVISAZIONE SEQUENZIALE | IMPROVISAZZIONE MISTA | IMPROVISAZIONE PURA |
Errore e colpevolezza | Errore e colpevolezza | Senza errori senza colpevolezza |
Forma | Forma | Maniera |
Monologo | Monologo | Dialogo |
Interprete | Interprete creativo | Creativo |
Più ritardo tra azione e reazione | Meno ritardo tra azione e reazione | Massima cronicità tra azione e reazione |
Carattere sportivo | Carattere sportivo | Carattere ludico |
Storicamente appare secondo nel tempo | Storicamente appare terzo nel tempo | Storicamente appare primo nel tempo |
TRADIZIONALE:
Improvvisazione sequenziale
E'
la modalità più diffusa nella attività tanghera dei nostri giorni
in tutto il mondo. Il discorso dinamico si struttura in illazione
delle diverse figure tradizionali e non. In definitiva il processo di
improvvisare si riduce a scegliere una figura piuttosto che un'altra
e nel ordinarle, aggiustandole correttamente allo stimolo musicale e
alle possibilità spaziali della pista da ballo.
Le
figure sono state definite nel tempo passato, decidendo una serie di
movimenti fissi ordinati in un determinato modo. Questa sequenza di
movimenti è facilmente riconoscibile e riproducibile da chi guarda
la coppia danzare. Queste figure sono di conseguenza genericamente
stabili e predicibili.
Per
rendere più chiara l'idea possiamo dire che l'interprete sceglie
dell'archivio della sua memoria, una figura che sa realizzare e che
pensa si aggiusta correttamente alle circostanze di spazio e
interpretazione musicale, interconnettendola con quella che si ha
fatto prima e progettando quello che si farà in successivo.
Di
conseguenza l'improvvisazione tradizionale può essere soltanto di
ordine sequenziale e non di disegno. Cioè se decide l'ordine, in qui
si danza una figura dopo l'altra, ci si rischia solo nel riprodurre
di forma corretta la figura imparata.
Naturalmente
questo processo basa la sua danza nel cosa fare, e verrà
riconosciuto chi le esegue con maggior precisione.
In
questo livello, la meccanica interna della coppia propone uno stato
monologale del uomo, chi in definitiva si prende la responsabilità
di decidere cosa e come ha di realizzarsi. Direi piuttosto
impegnativo considerando che deve coordinare sia il proprio movimento
che la qualità di esso, pensare a rispondere allo stimolo musicale
nel rispetto degli spazi e come se non fossi poco comunicarlo a la
donna in modo che lei azione come uno strumento musicale in accordo
al gioco sincronico proposto. Vediamo però un dominio assoluto del
uomo sulla costruzione coreografica, dove alla donna rimane l'unica
responsabilità di seguire correttamente e in sommissione la volontà
del uomo.
Sembra
chiaro che la relazione di coppia no è paritaria, perché la
espressione della azione non sta conformata con il contributo di
entrambi, negando la emozionalità della donna. In questa modalità
trasmessa anche descrivendo il rapporto di coppia come lider e
follower, la libertà viene ostentata da un solo integrante della
coppia, l'unico che ha la possibilità di esprimersi, mentre l'altro
rimane un semplice strumento per completare l'azione danzistica. Una
struttura di potere e dominio che dica lo che si dica sul maschilismo
del uomo argentino, non coincide con la filosofia originaria del
tango come disciplina, perché manca un punto essenziale di partenza,
LA LIBERT'A, che in un modo evidente conformò l'esemplare danzistico
dei suoi origini.
Naturalmente
che questa visione del tango è la di un uomo che, per carenze
tecniche e di ruolo, non ha il coraggio di ascoltare la proposta
femminile, mettendosi di fronte alla donna in una attitudine di
dominazione in virtù della sua forza fisica e intenta percorrere
solo quelle strade che conosce e domina come elementi possibili della
sua danza. Purtroppo questo interprete lascia perdere la propizia
possibilità di stabilire un rapporto maturo con la sua compagna,
imponendo la sua interpretazione con il semplice obbiettivo di
nascondere la sua mancanza di perizia nel gioco del tango. Detto ciò,
si toglie alla donna ogni responsabilità, si nega la sua autonomia,
si annulla ogni sua iniziativa e pertanto si nega la persona. Questo
non vuole dire che la evoluzione spaziale di questa coppia così
conformata non sia sincronica, ne sia gradevole, ne tanto meno che
non si possa ballare un bel tango in questa modalità. Ne tanto meno
è intensione colpevolizzare il ruolo maschile: Quante volte si
sentono espressioni come: “mi fai ballare”, “se Lei non mi
porta io non so cosa fare”, ecc.
Affrontare
lo sconosciuto può immobilizzare, e di conseguenza è solito operare
in quello che popolarmente (e non per caso se dice) “sempre è
meglio male conosciuto che buono per conoscere.”
INCATENATO:
Improvvisazione mista
Partiamo
da definire che ognuna della figure che avviamo descritto prima si
compone di diversi moduli. Tutte le figure si compongono incatenando
da due a cinque moduli in una struttura narrativa e a sua volta
questi moduli possono avere da due a tre movimenti, non determinati
con esattezza, visto che possono adattarsi alla forma del figura
completa.
Per
improvvisare in questo livello di esecuzione, i ballerini, in mezzo
alla azione vano “incatenando” diversi moduli appartenenti a
diverse figure; dando come risultato una nuova composizione, ma con
elementi ricuperati della memoria. Questa meccanica è guidata dalla
sensazione del corpo e la conoscenza e dominio delle figure, unendo
punti riconoscibili. (I punti riconoscibili sono quelli dove la
posizione della coppia si ripete sia in una figura che in un'altra)
Innanzitutto
a differenza del precedente livello di esecuzione, qua si pensa un
numero minore di movimenti aggruppati con i quali si conforma una
nuova figura in base alla ispirazione del momento. In questa modalità
si riconoscono facilmente i moduli operati ma diventa difficile
riprodurre il ordine specifico in cui si sono incatenati.
Nella
decisione di realizzare un modulo piuttosto che l'altro intervengono
una serie di stimoli interni ed esterni, e naturalmente è difficile
che le stese circostanze si ripetano. Quindi sparisce in questo
livello un tipo di disegno coreografico seriato e ripetitivo, dando
luogo a un gioco combinatorio tra moduli. La costruzione finale si
adegua più efficacemente sia alla impredicibilità dello spazio
della pista che allo stimolo musicale. Il cosciente è impegnato al
riconoscimento delle sensazioni per trovare i punti riconoscibili,
quindi già non interviene solo l'intelletto ma anche le sensazioni.
Anche se di nuovo ci troviamo con il passato, dato che dipendo di un
forte allenamento e dominio delle figure madri a cui appartengono i
moduli.
Avviamo
quindi un regime sequenziale come quello del livello di esecuzione
precedente, ma appare la capacità di utilizzare le sensazioni che si
hanno della struttura fisica della coppia in piena dinamica, in
relazione con l'atto di ricordare, creando una scatola di risonanza
che attua in rapporto con le variabilità delle circostanze. E si
bene il modulo è una riproduzione, non lo è la combinatoria degli
stesi dando sempre un risultato diverso anche nel disegno.
In
questo livello di esecuzione il ruolo maschile continua a
preponderare nella responsabilità di comporre il gioco dinamico. La
donna solo aggiunge qualche adorno a volte mascherando la realtà del
rapporto al punto tale che possa apparire come improvvisazione pura
ad un occhio distratto. Quindi continuiamo ad avere un lider e un
follower, anche se, perché questo tipo di dinamica possa operarsi ci
vorrà una maggiore perizia nella comunicazione di coppia.
IMPROVISAZIONE
PURA
Arriviamo
quindi a quello che Gloria e Rodolfo hanno dato a chiamare
improvvisazione pura... ;)
Niente
di quello che andrà a comporre il disegno improvvisato è previsto,
ne meno un solo elemento coreografico. Gli integranti del duetto sono
impegnati nell'azionare del movimento in esecuzione in quel momento
perennemente presente. Detto movimento non è stato acquisito dalla
tradizione, ne fu previsto nel ordine in cui si presenta ma rimane
dentro i limiti estetici del tango danza. Si combina tutto il tempo
la osservazione della relazione dei corpi al interno del abbraccio, e
lo stimolo musicale interagisce direttamente. Così la scelta del
movimento che ogni integrante della coppia fa comporta una carica
espressiva, in rapporto stretto con la disciplina e la musica. Dando
come risultato un estetismo che combina il potente risultato attivo
di questo fantasioso processo con la personalità dei danzatori.
Naturalmente
si pensa un movimento alla volta. D'altra parte la danza non sta
pensata in gruppi di movimenti che furono previamente imparati e
automatizzati tramite l'allenamento, quindi la comunicazione tra i
pari, e la velocità di risposta motoria debe essere molto
efficiente. Il costante allenamento per ottimizzare la reazione
individuale nella danza fa si che i danzatori possano muoversi in
piena coscienza dei segmenti dei corpi della coppia all'interno
dell'abbraccio, in funzione della propria struttura e della
prestazione della struttura dell'altro. A differenza dei livelli
d'esecuzione anteriormente descritti dove il ricordo delle forme
imparate con anteriorità è quello che fa possibile il gioco; nella
improvvisazione pura c'è un presente permanente pienamente cosciente
che prende un valore reale nella esecuzione della danza “live”.
Per
l'osservatore esterno è impossibile riconoscere gli elementi di
carattere coreografico e, l'interprete non può riprodurre il
risultato finale con posteriorità al momento di realizzazione, cioè
i disegni realizzati. Quello che sì, identifichiamo, è la maniera
di quelli che danzano, che prepondera al di sopra di qualunque schema
possibile.
Il
nuovo disegno finale è la congiunzione dinamica delle due
espressioni apportate per ogni integrante della coppia. Questo si
deve ad un cambiamento fondamentale della struttura meccanica
relazionale e del vincolo che stabiliscono i due esseri che fluiscono
nello spazio. Del rigoroso monologo mascolino dei livelli precedenti
si passa a uno stato colloquiale tra i due componenti dell'abbraccio
ballato. In questa dinamica entrambi sono disponibili per apportare
le sue diverse versioni della realtà dinamica attraverso e
all'interno del vincolo danzato. Stato che conta con la complicità e
l'ascolto del altro. Abbiamo passato da una donna passiva che
semplicemente ascolta le proposte dinamiche dell'uomo per effettuarle
con la maggior precisione possibile. (quanto più inequivocabile si è
nella risposta, migliore ballerina sarà nella concezione popolare);
a una donna attiva, pensante e necessariamente lo sufficientemente
illustrata nell'arte del tango per poter instaurare le sue personali
osservazioni dinamiche e così essere in grado di tradurle nel suo
azionare. Possiamo dire che finalmente qui la responsabilità sul
danzare il tango ricade al 50 percento in ogni integrante della
coppia. Situazione logica quando pensiamo a la parola spagnola per
denominare coppia, cioè “pareja”. In una “pareja” gli
integranti stano “parejos” cioè in un rapporto equitativo e
paritario. Tradotto nella danza del tango con gli stesi livelli di
efficienza per gestire la attività.
Come
documento scritto, che avvala il presupposto che così era la forma
nell'origine rimane il testo del Tango “el 14” di Alberto Spatola
e Angel Villoldo, del 1914. Il cui ritornello dice: “ Quando
mi porta la mia donna, che piacere,...!”
La
uguaglianza libertaria che possiede la coppia viene tradotta nella
unità concettuale dell'abbraccio, che procura concretizzare lo
sforzo comune nella prodigiosa avventura di confrontarsi con il
divenire, attraverso la disciplina stilistica improvvisata del tango
danza. Il sincronismo generale osservato nella coppia che danza è il
risultato di poter capire e sviluppare nel processo del atto danzato
un reale sincretismo.
Cioè
le azioni individuali e volontarie nella congiunzione dell'abbraccio,
che traduce in un solo accordo dinamico le diverse proposte personali
degli interpreti. Dando come risultato una forma contundente ed
efficiente, in relazione diretta alle diverse sfumature della armonia
interpretativa dello stimolo musicale, che è direttamente
rappresentato a seconda della visione personale di entrambi gli
integrante della coppia.
Danzare
senza avere ne meno certezze sequenziali, è già di per sé un
portentosa conquista creativa, che differenza di modo sostanziale al
tango di altre danze popolari. Cioè incorporare il divenire danzato
come matrice di gestazione del movimento. E' un successo creativo
sottile e maestoso trascendere insieme in un'unico tratto spaziale,
senza cercare di ritenere quello che è stato fatto. Come risultato,
in base al carattere effimero intrinseco alla danza in generale, il
risultato concreto della azione si volatilizza, rimanendo solo la
memoria della emozione estetica del evento improvvisato. (questo
valga sia per chi guarda che per chi danza). Evento che sprovvisto di
ogni riassicurazione nella ripetizione, si traduce come un manifesto
personale di una sentita creatività emozionata.
Il
tango eseguito in questo modo ci permette pensare questa danza da un
promontorio completamente diverso, dato che in qualunque delle sue
forme ha saputo concretizzare in un modo semplice ed efficace
l'istinto di libertà che l'essere umano possiede nella sua essenza.